"Fagli vedere il mare , piccola. Guarda tutto il mare che puoi. Infila tutto negli occhi da brava ingorda. Non stancarti di farlo. Per favore, non stancarti. Fagli “sentire” il mare con i tuoi occhi. Porgi anche il suo orecchio perché possa sentirne i rumori ipnotici e quelli che non lasciano scampo. So che non c’è bisogno di dirtele queste cose. Nemmeno potrei. Ma io so che tu puoi sentirmi anche se non ti parlo. E allora ascoltami bene : fagli rispettare il mare e fa che si senta rispettato da lui. Fai percepire a nostro figlio l’idea di orizzonte come un concetto stravagante e possibile. Allarga le narici. Lascia entrare. Sbornialo di odore selvatico di acqua salata, forme di vita e sesso. Non preoccuparti se l’aria ti sembra troppo fresca. Tira su col naso tutta la notte qui intorno. Figurati se le stelle non hanno odore. Figurati se non hanno ritmo. Tira dentro la puzza morbida del cielo e allungagliela. Passa a nostro figlio tutta la te stessa che puoi. Penso io al resto. Guiderò finchè serve. E se serve ci fermeremo ogni cinque minuti. Per buttare dentro tutto il buttabile. Prenoterò giorno per giorno gli “alloggi ferie” e i “vitto ferie” possibili. Quelli che si troveranno sulla nostra strada. Farò e disferò tutti i bagagli da fare e da disfare. Rotte, comunicazioni al Centro, roba da lavare: penso a tutto io. Tu occupati della parte importante. Chiedimi tutto. Consegnati a ogni sentimento. Fagli capire che aria tira qui fuori a quel fortunato che ti sta dentro. E lì gode della garanzia del tuo filtro. Frammenta e degusta ogni delizia che ci è permessa oppure inghiotti bocconi neri come vorrebbe fare lui. Fallo ballare al caos di tutte le musiche suonate insieme. Ridi. Per te e quindi per lui. Porgigli l‘intera gamma delle voci di tutto. Non risparmiargli niente. E poi fai quello che vuoi. Che goda del tuo gusto nel farlo. Non trascurare la parte più ovvia. Fagli vedere montagne, fiumi, laghi, boschi, pianure, vigne e campi. Respirali per lui. Ascoltali senza pietà. Senza scuse. Non ti preoccupare, non farà confusione. Tu infila dentro che lui farà ordine. E nelle pause , se ne avrai, come se fuori dai finestrini non ci fosse sempre qualcosa da buttare dentro, nelle pause ti dicevo : ricorda. Passagli quello che hai già visto e annusato e assaporato. Ogni pianta dei tuoi parchi. Tutti i frutti e i fiori nati e morti. Tutte le varietà d’erba che hai schiacciato a piedi nudi. Tutti gli animali che conosci il cui percorso sta cercando di imitare questo nostro figlio così balordo da voler nascere e vivere alla rovescia. Ricorda gli effetti delle stagioni. Tutte. Tutte le sfumature di sole. Tutte le sfumature d’ombra. La neve. Prova a spiegargli la neve che copre dalle orecchie e dagli occhi morbosi. Fagli sapere che lui è sotto la neve. Dove nessuno lo può scrutare, analizzare. Parlagli di noi. Ricordati del nostro incontro appena nati. Fai ridere un po’ anche lui. Si ride lì dentro? Si balla ? Si ha mai paura ? Fammelo sentire. Non mi escludete, voi due. Trova il modo di farmelo sentire senza che loro vedano niente. Passamelo con gli occhi. Mettimi nella condizione di vederlo. Scusa, piccola, se mi sono fatto prendere la mano. Sai benissimo da sola cosa c’è da ricordare e da fargli avere. Ma fai presto, per favore, che abbiamo il tempo che abbiamo. E poi, questo proprio te lo devo dire, guardati allo specchio più spesso che puoi. Così da farlo felice"
Luciano Ligabue, "La neve se ne frega"