Sto leggendo due libri in questo periodo:
uno è l'ultimo di Volo, "Il giorno in più" e l'altro è "Non avevo capito niente" di Diego De Silva.
Entrambi, tra le varie cose, parlano di un problema, di una vera e propria piaga che affligge anche me.
L'ansia da prestazione.
Ora mi spiego:
Siete persone simpatiche, carine, socievoli. Anche se un po' timide e insicure, riuscite a superare questi piccoli difetti e, in compagnia, risultate brillanti, sveglie, interessanti insomma?
Perfetto, no?
No.
Prima o poi, state tranquilli che arriva lui/lei.
E lui/lei è quella persona che non si capisce per quale motivo, è capace di "farti esprimere sempre al minimo delle tue possibilità".
Davanti a lui/lei le parole incespicano, la lingua si accartoccia, la sudorazione aumenta, hai paura di ridere troppo o di ridere troppo poco, di dire qualcosa che possa essere frainteso.
Insomma è un gran casino.
E non è che il lui/lei della situazione siano per forza qualcuno di speciale per te.
Anzi, solitamente non lo sono affatto.
E' che semplicemente hanno questo potere su di te.
Sono come la kryptonite per Superman.
E tu poi sei demoralizzato, perchè sai che potevi dare molto di più. Sai che tu sei da dieci, e non da cinque e mezzo, come hai dimostrato di essere.
E ti senti uno sfigato.
"Come quando mandi un sms alla persona che ti piace e questa non ti risponde subito. Dopo averlo inviato, vai a rileggerlo ogni tre secondi e guardi anche l'ora dell'invio. Conti i minuti, i secondi. E' brutto quando l'ultimo messaggio inviato è il tuo e devi solo aspettare".