
La prima volta che ho letto questa poesia era un pomeriggio, a scuola.
La maturità era vicina e a noi mancava ancora buona parte del programma.
Facevamo lezione anche al pomeriggio.
Un gran caldo, il liceo deserto e la voce di Professore che echeggiava per i corridoi.
Sono le lezioni che ho preferito.
Quel pomeriggio si parlava di Montale.
"Eugenio Montale nasce a Genova il 12 ottobre 1896 da una famiglia di....e bla bla bla bla bla bla".
Poi, finalmente, assolti gli obblighi biografici, cominciamo a leggere qualcosa.
Il professore sceglie il quarto libro di poesie di Montale, "Satura".
La poesia non mi è mai piaciuta molto.
Romanzi, novelle, racconti, diari, leggo di tutto, ma la poesia non so, non mi è mai entrata dentro fino in fondo.
Poi arriva lui, lo Xenia n. 5 .
"Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei più è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue."
E' un dialogo con la moglie assente.
Drusilla Tanzi, la moglie, è morta dopo una dolorosa malattia.
Montale racconta questo viaggio, metafora della vita, compiuto con lei.
Racconta di come ha sceso dandole il braccio milioni di scale, aiutandola poichè lei aveva problemi di vista.
E ora che lei non c'è più, per lui, sebbene ci veda benissimo, è il vuoto ad ogni gradino.
L'ultimo giorno della quinta liceo, Professore ha regalato ad ognuno di noi questa poesia.
Un foglio bianco con la poesia al centro, in alto la dedica e in basso la sua firma.
E' stato un bel gesto d'affetto.
E questa, per me, resta una poesia d'amore.
Una delle più belle.